Per un post, e relativi commenti, apparsi su Facebook
La vicenda a ridosso di Ferragosto
Luigi Benedetto
Dalla parrocchia alla caserma dei carabinieri al tribunale il passo è stato breve.
Ad incendiare questo sonnolento agosto ci hanno pensato le polemiche divampate su Facebook, destinate tra l’altro a non rimanere confinate nelle pagine del social.
La vicenda risale a qualche giorno prima di Ferragosto: in locale del paese si presentano otto persone (“sette pellegrini e una suora”, secondo chi ha scritto il post). Cercando una sistemazione per la notte. Parte una telefonata al parroco, don Stefano Teisa, per sapere se poteva sistemarli in qualche modo. La risposta è negativa: in canonica non ci sono stanze da adibire a camere da letto. Quello che il parroco fa è indirizzare la comitiva verso una struttura ricettiva della zona, poco lontana, confortevole e a prezzi convenienti. I pellegrini, comunque, non rimangono all’addiaccio: a sfamarli provvede, generosamente, il titolare del locale, e fornire loro un letto provvede, altrettanto generosamente un privato cittadino.
Che però, il giorno dopo, sfoga sulla sua pagina Facebook la sua rabbia, criticando aspramente il parroco per l’accaduto (e fin qui nulla di male: la critica, anche quando serrata, è un diritto sacrosanto), ma poi passando, verbalmente parlando, alle vie di fatto, vale a dire insultando e offendendo. E poi, con il rimbalzare del post da una pagina privata a quelle dei vari gruppi, offese e insinuazioni sono aumentate, con un crescendo rossiniano culminato con la denuncia ai carabinieri contro gli autori del post e dei vari commenti, aprendo le porte ad uno strascico della vicenda che non si concluderà sulle pagine dei social ma in un’aula di tribunale.