Rabbia e delusione tra i cittadini
Chi dalla finestra ora vede i prati, un giorno potrebbe ammirare una distesa di pannelli
lu.be.
Parafrasando Adriano Celentano si potrebbe dire: «Dove c’era l’erba ora c’è (o meglio ci sarà, o potrebbe esserci) una città (o, nel caso in oggetto, un parco fotovoltaico)».
Già, perché molti di coloro che potrebbero trovarsi come vicino di casa quella schiera di pannelli, sono venuti a Lombardore per una scelta di vita ben precisa:
«Rinunciare a qualche servizio, a qualche comodità che poteva offrire Torino poter essere a contatto col verde - spiegano alcuni dei residenti sia del palazzo Laiolo, sia delle case situate sull’altro lato della strada, oltre la pizzeria - Oggi, la mattina, quando apriamo la finestra, ci troviamo davanti prati, alberi. Sappiamo che domani potrebbe non essere più così. E la cosa ci preoccupa e fa arrabbiare. Abbiamo mutui ancora da estinguere per case destinate a perdere il loro valore. Come pure perderanno valore i terreni della zona, anche quelli non interessati direttamente dall’impianto».
Anche perché aree su cui un impianto come quello potrebbe atterrare senza problemi non mancano:
«Partiamo dal fatto che nessuno è contrario al fotovoltaico. Ma ci sono aree industriali che possono accogliere i pannelli. Ci sono industrie dismesse, ci sono tetti - aggiungono - E invece si preferisce continuare a rovinare suolo, a distruggere il verde. Infatti per questo campo si dovrebbero abbattere alcune querce secolari, e in cambio si pianterebbero tutto attorno ai pannelli degli alberelli. Che servirebbero semplicemente a nascondere il brutto. Il bello non si nasconde, il brutto sì. E dalle nostre finestre ci spetterebbe questo: il brutto».