Il governo dice "no" ad un nuovo lockdown
Tra le nuove disposizioni, lo stop alla movida dalle 22
Mariaelena Spezzano
Tra mercoledì e giovedì, 8.804 contagi da Coronavirus, 83 decessi, il doppio a distanza di un giorno, e 47 posti occupati in più in terapia intensiva.
La Lombardia (+2067), il Piemonte (+1033), e la Campania (1127) sono le tre regioni con la situazione più grave in Italia. Si tratta di una situazione in cui l’unico dato positivo, se così si può definire, dei 326 ricoveri in più tra mercoledì e giovedì non emerge più di tanto.
È inutile negare che quelli appena riportati sono numeri che spaventano, ma che devono essere controllati. Crescono i numeri ed aumentano preoccupazione e tensione al governo, dove il premier Giuseppe Conte e il ministro alla Salute, Roberto Speranza, ritengono più ragionevole la chiusura anticipata di bar, ristoranti e altri pubblici esercizi alle 21 o alle 22 ad un altro lockdown, e intendono «aspettare due o tre settimane», sottolinea Conte, «per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa».
Insomma, in un modo o nell’altro questa curva si deve piegare, e se il virus ci ha dato un po’ di tregua quando abbiamo rispettato le regole e i divieti, perché non continuare a farlo adesso che ci viene chiesto di attenerci ad una serie di raccomandazioni assolutamente accettabili e moderate? Non allontaniamoci dall’obiettivo comune, far sparire dalla faccia della terra il Covid, e dalla soluzione più drastica che esista, un altro lockdown, ma impegniamoci accogliendo le parole consigliate da Conte:
«Rispettiamo le nuove disposizioni, seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro Paese».
Ciò che ognuno di noi dovrebbe pensare è che in questo momento più non rispettiamo le regole, più è difficile che questa epidemia passi, più è alta la possibilità che le scuole chiudano: mettiamoci in testa che Covi non guarda in faccia nessuno, ma proprio nessuno.
Non permettiamo che i bambini continuino a non andare a scuola.