Ecco alcune voci di chi la vive da vicino
Tra distanziamento sociale, voglia di socialità, timori e dubbi
fe.cla.
In Piemonte ieri, lunedì 18 gennaio, le scuole Superiori hanno ricominciato in presenza al 50%. Sono quasi 88mila i banchi occupati dopo mesi di Dad.
Elementari e medie sono tornate a scuola già il 7 gennaio, ma per le Superiori si è deciso di posticipare. La riapertura è rimasta in dubbio fino a sabato scorso, confermata poi, non senza incertezza, dal Comitato Tecnico Scientifico. Ha avuto la meglio la necessità di far tornare i ragazzi alla socialità, ma è inutile dire che la guardia non si può abbassare e le norme anti contagio devono essere rispettate con assoluto rigore. L’Rt in Piemonte è monitorato continuamente e ad oggi è a 1,4. Non si parla di classi divise a metà, ma si interviene sulla scuola intera, alternando per le varie sezioni Dad e lezioni in presenza nel corso della settimana. Criteri e modalità cambiano da istituto a istituto, con autonomia.
Ecco che cosa ci hanno raccontato due insegnanti:
«Verranno sempre in presenza le quinte, per andare in aiuto agli allievi che alla fine dell’anno avranno l’esame di maturità. Le altre classi seguiranno in presenza a giorni alterni, distribuite su due turnazioni. Quando le prime e le seconde saranno a scuola, le quarte e le quinte continueranno a distanza e così via, per alleggerire la presenza degli studenti».
Poi, c’è anche chi sceglie in base a criteri diversi, in base alle esigenze della scuola:
«Si fanno tornare in presenza prima quelle ritenute più fragili, che a distanza riescono a rendere meno e quelle del biennio, ma anche alcune che hanno tante ore di laboratorio».
Per quanto riguarda le norme anti-covid, sembra non ci sia un particolare inasprimento delle regole, nonostante resti la necessità di mantenere il distanziamento. A questo proposito, qualcuno dice:
«Le distanze sono mantenute in parte: le classi sono quelle che sono, i banchi fisicamente non possono essere effettivamente tutti a un metro di distanza». E in questo, sembra sia rimasto tutto come prima, problemi compresi.
Resta l’obbligo di tenere la mascherina nella maggior parte del tempo e interagire non è facile. In alcuni casi, nonostante sia stata fatta richiesta, non si sa ancora se verrà messa a disposizione dei docenti la ffp2. Le uscite e le entrate continuano ad essere ovunque scaglionate e differenziate su più ingressi per evitare assembramenti. È probabile, e sperabile, che si continui a misurare la temperatura all’ingresso. Le ore di lezione saranno di 50 minuti e si manterrà autonomia scolastica sull’orario d’entrata a scuola.
Tra i docenti le emozioni sono tante e contrastanti. Qualcuno ci ha detto:
«Da un lato c’è l’entusiasmo di tornare per riprendere la scuola nella sua dimensione di socialità, recuperare il lato umano e seguire i ragazzi da vicino; dall’altro però c’è anche la paura di poter ricadere nella quarantena da un momento all’altro. C’è anche il timore di dover riadattare continuamente la metodologia didattica e la propria organizzazione». Ammettono anche che: «siamo tutti un po' spaesati: appena ti "abitui" (è a dir poco un eufemismo) alla dad ti mettono a fare la didattica mista».
Molti temono il rientro e avrebbero preferito continuare a distanza ed è comune a tanti la percezione che non si sia fatto abbastanza per garantire la sicurezza. In particolare quelli più anziani, ormai di ruolo, non sono così entusiasti di tornare in presenza, perché la paura del contagio è tanta.
C’è anche chi è come se fosse entrato oggi in classe per la prima volta, o quasi, perché l’obbligo di tornare alla dad di certo non ha aiutato.
«Su 6 mie classi», ci dice una docente, «ne vedrò la maggior parte per la prima volta dal vivo questa settimana. Sono arrivata in questa scuola due giorni prima che chiudessero e anche se ci eravamo visti da ottobre in dad, con una classe che non avevo mai visto davvero sui banchi mi sembrava di essere una sconosciuta per loro e loro per me. Una sensazione non bella».
In alcune scuole, soprattutto per gli istituti che prevedono tanti laboratori, c’è incertezza anche sui criteri di valutazione da applicare per il primo semestre svolto in dad. Molti docenti non si sono trovati in condizione di valutare i ragazzi in modo adeguato.
Indubbiamente, i ragazzi sono contenti di rivedersi, ma è comune la sensazione che non siano entusiasti di tornare a far scuola in presenza. «Hanno detto di non essere contenti, perché adesso sono sommersi da verifiche e interrogazioni. Forse, in alcuni casi, questo supera la voglia di tornare a scuola per riprendersi la socialità», hanno riportato di comune accordo tante insegnanti.
Le perplessità sulla ripresa della scuola in presenza erano – e sono tutt’ora - legate anche ai trasporti, di cui si discute ormai da settimane. L’assessore ai trasporti ha precisato che c’è stato un potenziamento notevole del trasporto pubblico, proprio in previsione del ritorno a scuola di tutte le classi di ogni ordine e grado.
Ecco qualche numero
In tutto il Piemonte il servizio urbano ed extraurbano vedrà 4500 corse in più alla settimana. Il Comune di Torino, ha detto la sindaca Appendino, «si è attivato per garantire 50 autobus in più per il servizio urbano e 300 corse in più; 30 autobus in più per il servizio extra-urbano e 120 corse in più». Da oggi parte anche la sperimentazione di un nuovo servizio che permetterà di prenotare un posto tramite app sulla linea 1520 Torino-Pinerolo.
Indubbiamente è presto per fare bilanci e previsioni, ma il rispetto delle regole resta, come sempre, l’arma per contrastare il virus, sperando possa bastare.