L'appello dell'OIPA ai consumatori
«Tutti dovrebbero crescere felici insieme alla propria mamma. Anche lui. A Pasqua non mangiarlo» lo slogan diffuso»
Giulia Odetti
La tradizione di consumare l'agnello per Pasqua deriva dalla Pesach o Pasqua ebraica. Infatti l'agnello fa parte dell'origine di questa festività. In particolare si fa riferimento a quando Dio annunciò al popolo di Israele che lui lo avrebbe liberato dalla schiavitù in Egitto.
Ma le tradizioni possono anche cambiare e, infatti, la vendita di carne d'agnello continua a scendere e come spiega l'OIPA, l'organizzazione per la protezione animali, riconosciuta dal Ministero per l'Ambiente:
«Non solo per via del lockdown ma anche per un’aumentata sensibilità dei consumatori. Il Consorzio per la tutela dell’agnello Igp di Sardegna stima per quest’anno un calo del 35% nel consumo di agnello durante le celebrazioni pasquali. Nel 2020 si era registrata una riduzione dei consumi rispetto al 2019. La maggiore consapevolezza di come vengono allevati, trasportati e uccisi i cuccioli ha determinato il crollo delle vendite negli ultimi anni. Le numerose foto e video diffusi dalle associazioni a tutela degli animali hanno fatto la differenza e sempre più persone scelgono di non acquistare carne d’agnello. Noi invitiamo a riflettere anche su quel che accade a tutti gli altri animali d’allevamento che soffrono allo stesso modo, ma questo è intanto un bel primo passo verso un’alimentazione etica».
L’Oipa quest’anno diffonde un’immagine e un messaggio sintetico e chiaro:
«Tutti dovrebbero crescere felici insieme alla propria mamma. Anche lui. A Pasqua non mangiarlo»
La mercificazione degli agnelli, nelle sue varie fasi, esprime una crudeltà che va contro ogni regola morale. Strappati alle loro madri a 30-40 giorni di vita, vengono pesati e issati sulle zampe, ammassati e caricati nei camion, verso il loro ultimo viaggio. All’arrivo, vengono scaricati come oggetti e destinati alla pratica di stordimento che non sempre viene effettuata secondo regolamento. Poi, senza pietà, vengono uccisi, talvolta ancora coscienti.
«Quest’anno le nostre volontarie di Palermo - racconta Massimo Comparotto, presidente di OIPA - hanno salvato un agnellino, Peter, pronto per essere ucciso. Ora vive sereno in una fattoria didattica. Lo scorso anno il nostro simbolo per una Pasqua senza crudeltà è stato l’agnello Pablo Emilio, trovato accanto alla mamma morta e salvato dai nostri volontari all’Aquila. Cuccioli fortunati fortunati, destinati a crescere e a morire di morte naturale. Le alternative alla carne sono infinite. Chi sceglie di non mangiare animali non è complice di un sistema che considera esseri senzienti come meri oggetti di consumo usati e abusati».
Purtroppo, però, va registrata la pioggia di denaro in arrivo per la filiera della loro mattanza. Sfiorano i due milioni di euro le risorse in arrivo solo per i pastori sardi grazie al Fondo per la competitività delle filiere.