Presentato il decalogo per la frutticultura piemontese
Presente all'iniziativa anche il presidente della Regione, Alberto Cirio
Frutta e legalità – Operazione verità: è stato il tema dell’iniziativa - che ha presentato i punti del decalogo per la frutticultura piemontese - organizzata da Coldiretti Piemonte, il 28 giugno scorso.
Un'iniziativa che ha avuto la partecipazione del neo presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, del presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie, Giancarlo Caselli, e di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte cui hanno presenziato coltivatori provenienti da tutta la regione.
"Sono dieci i punti fondamentali da realizzare per la frutticoltura piemontese - ha spiegato Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino - messa in ginocchio da un sistema di storture insostenibili per i produttori a causa, soprattutto, dei tempi di pagamento troppo dilatati che arrivano fino a 300 giorni, costringendo le imprese agricole a far da banca e a esporsi fortemente dal punto di vista economico. Oggi i frutticoltori devono sottostare a comportamenti messi in atto dai 4 soggetti che governano la filiera, detenendo l’81 per cento del valore della produzione, che si avvicinano sempre di più ai meccanismi che regolano le agromafie. Oltretutto, il comparto frutticolo del Piemonte, ha un fatturato di 500 milioni di euro e si estende su una superficie di 18.479 ettari e conta 7 mila aziende, paga già l’embargo russo, le barriere strutturali e tariffarie che rallentano l’export e alcune importanti malattie, come la batteriosi del kiwi".
Ecco i dieci punti fondamentali:
l'attivazione immediata di un osservatorio regionale su prezzi e dinamiche della filiera della frutta piemontese; il blocco dei fondi pubblici per le imprese della filiera che attuano pratiche commerciali sleali; il lancio di una campagna di promozione per sostenere il consumo della frutta piemontese; il divieto della cessione dei prodotti agricoli con prezzi inferiori ai costi di produzione; lo stop alle aste a doppio ribasso che provocano pesanti distorsioni e speculazioni lungo la filiera aggravando gli squilibri della distribuzione del valore; l’etichettatura obbligatoria per l’ortofrutta trasformata; la rimozione del segreto di Stato sulle importazioni; l'eliminazione delle differenze normative e di mercato all’interno della Comunità Europea; il blocco dell’import dei prodotti extraeuropei trattati con pesticidi vietati in Italia e raccolti con forme diffuse di sfruttamento dei lavoratori; lo sblocco di mercato a livello internazionale.
A questo proposito Cirio, ha promesso di dar vita in tempi brevi ad un Osservatorio regionale sui prezzi e sulle dinamiche della filiera, che possa mettere in atto un progetto concreto di controllo.
E, ancora Cirio ha garantito:
"Lavoreremo ad un programma di sviluppo regionale che riconosca delle premialità per le aziende agricole che si impegnano a utilizzare prodotti made in Piemonte. Investiremo anche sulla comunicazione perché la buona qualità del made in Piemonte deve essere percepita dai consumatori".