Enac minaccia le compagnie aeree low cost
Scadenza 15 ottobre, altrimenti pesanti sanzioni amministrative e perfino la revoca delle concessioni
na.ber.
C' è stato un tempo in cui fare il pilota o la hostess voleva dire non solo la possibilità di viaggiare in lungo e largo per il mondo, ma anche poter contare su uno stipendio di tutto rispetto.
Era il tempo in cui le compagnie erano tutte ed esclusivamente di linea e nazionali. Poi sono arrivate le low cost quelle che ci permettono di volare verso lenostre destinazioni preferite a prezzi contenuti, quando non addirittura ridicoli.
Tutto ciò, però, va a ripercuotersi sugli operatori, tant'è che prima di Ferragosto l'Enac (l'ente nazionale perl'aviazione civile) non ha esitato a lanciare un ultimatum: le compagnie aeree hanno due mesi di tempo permettersi a posto. D'altra parte l'articolo 203 del Dl 34 del 19 maggio 2020, convertito nella legge il 17 luglio, prevede retribuzioni minime per i dipendenti dipendenti con base in Italia e un adeguamento dei contratti.
Entro il 15 ottobre prossimo, dunque, tutti i vettori aerei che operano sul nostro suolo nazionale (anche per il personale dipendente da terzi, assunto cioè tramite società di reclutamento esterne, pratica molto comune tra le compagnie low cost, soprattutto da parte di Ryanair) dovranno adeguarsi.
In caso contrario il decreto legge prevede una "sanzione amministrativa compresa tra un minimo di 5mila ed un massimo di 15mila euro per ciascuna unita' di personale impiegata sul territorio italiano" e può, addirittura arrivare fino alla revoca delle concessioni, delle autorizzazioni e delle certificazioni rilasciate dall'Enac per operare in Italia.
Secondo AICALF (Associazione Italiana Compagnie Aeree Low Fares), associazione nata nel 2020 che raggruppa tutte le compagnie low cost che operano in Italia, la strada intrapresa da Enac sarebbe una manovra per favorire la compagnia di bandiera italiana a scapito di quelle private e questa nuova norma rischierebbe di travolgere anche altre compagnie aeree italiane, che non hanno sottoscritto il contratto collettivo del 2014: come ad esempio Blue Panorama, Neos e Air Dolomiti.
La scadenza di ottobre rischia di trasformarsi in uno scontro dalle conseguenze imprevedibili, perché va a toccare direttamente il modello di business delle compagnie low cost.