Il Comitato chiede soluzioni al Comune
E i ragazzi dell'agonismo sono rimasti senza una "casa" per gare e allenamenti
Luigi Benedetto
È stato così spontaneo che più spontaneo non si poteva, il comitato “Uniti per lo sport”. Nato in pochi giorni, in poche ore. Quando si è abbattuta sugli utenti della piscina (e del palazzetto), sulle famiglie, sugli appassionati, sugli atleti, la notizia della chiusura dell'impianto. Anzi, degli impianti, visto che oltre a quella di Borgaro stessa sorte è toccata alle piscine di Ciriè e Robassomero quelle, cioè, gestite dalla River Borgaro, affogata (dal momento che di piscine si parla) nei debiti.
E il comitato, questo pomeriggio, si è ritrovato davanti all'impianto borgarese per una raccolta firme, cui hanno risposto utenti di tutta la zona, con il fine di invitare i Comuni ad attivarsi il prima possibile per trovare delle soluzioni.
I problemi da affrontare sono molti. Prima di tutto le formalità burocratiche di cui gli enti locali si dovranno fare carico: passaggi che proprio semplici non sono. E, probabilmente, neppure così veloci. E invece il tempo è un fattore importante perché, secondo problema, a pagare il prezzo della chiusura sono in particolar modo i ragazzi e le ragazze dell'agonismo (della pallanuoto, del nuoto sincronizzato), che non sanno dove allenarsi e dove svolgere le gare. E poi c'è un terzo problema legato agli impianti: la piscina coperta, infatti, è chiusa da febbraio. Una chiusura sin troppo lunga che di certo avrà creato problemi di deterioramento alla struttura. E ci sarebbe poi anche il “piccolo” particolare di coloro che hanno regolarmente pagato la propria quota senza avere avuto in cambio il servizio (anche durante il lockdown gli utenti sono stati invitati a versare il dovuto). Alcuni sono andati a bussare alla porta della piscina di Caselle dove, però, l'impianto non è grandissimo, e di certo non può accogliere tutti gli appassionati.
Una vicenda paradossale: si è passati dall'avere, in questa zona, un impianto natatorio per Comune ad una situazione in cui centinaia di sportivi non sanno più dove svolgere la loro attività.