Tra loro anche don Luciano Tiso
Nel 2013 aveva accompagnato i ragazzi a Pialpetta
Luigi Benedetto
A Leini l’avevano conosciuto nell’estate del 2013. Era arrivano in città con un compito ben preciso: accompagnare i ragazzi del centro estivo alla casa alpina di Pialpetta, dal momento che don Diego Goso, che fino ad allora aveva seguito in modo particolare i giovani e il mondo dell’oratorio, era stato inviato nella sua nuova destinazione. Una parentesi breve, quella di don Luciano Tiso (sarebbe poi andato a Ciriè e di lì, dopo qualche anno, in una parrocchia di Torino), sufficiente però per lasciare un buon ricordo nei ragazzi con cui aveva avuto a che fare.
Da qualche tempo don Luciano e altri due sacerdoti torinesi (don Damiano Cavallaro e don Salvatore Vitiello) sono al centro delle attenzioni della Procura della Repubblica, oltre che di una indagine interna della Curia, a seguito della denuncia di una ragazza dell’hinterland torinese. I tre sacerdoti sarebbero stati delle “macchine da guerra” nel far emergere nuove vocazioni nei giovani, sia ragazzi che ragazze, (che vengono poi inviati in seminario o in monastero). E fin qui non ci sarebbe nulla di male.
Il problema nascerebbe, in base alla denuncia, dalla modalità con cui le vocazioni sarebbero state procurate. I sacerdoti, sempre secondo la segnalazione alla Procura, avrebbero imposto l'interruzione dei rapporti con amici, famigliari, fidanzati o fidanzate. Un pressing ossessivo nei confronti dei ragazzi cui avrebbero fornito schede telefoniche per avere canali di comunicazione riservati e privilegiati. Martellando anche attraverso i social. Controllando i rapporti con le altre persone. Una sorta di manipolazione su cui la Procura starebbe lavorando per capire se archiviare il tutte o se, invece, procedere.